Rinascimento, dopo 5 anni
Il Movimento di Rinascita Sociale RINASCIMENTO scaturisce cinque anni fa dalla necessità di ridar vita a un’Italia vessata da gruppi di potere transnazionali e da certi governi stranieri che da settant’anni impediscono il pieno sviluppo delle sue potenzialità.
Non è sufficiente migliorare il tenore di vita: essenziale è far rinascere e diffondere nella gente la cultura, la sensibilità, l’humanitas, i valori, l’onestà, la dignità, l’arte e la bellezza.
Si devono ripristinare le condizioni per sviluppare il lavoro, riducendo drasticamente l’IVA, abbassando le aliquote fiscali, abolendo certe tasse e balzelli, incentivando l’attivismo individuale, la libera iniziativa, il sano investimento, la meritocrazia; si deve riformare il fisco permettendo la detrazione totale delle spese come unica vera lotta all’evasione; si devono sostenere i comuni e le province, le piccole e medie imprese, i commercianti, gli artigiani e tutto quel che è ‘piccolo’; ma soprattutto si deve permettere al cittadino di vivere senza essere una macchina da reddito che non può più pensare, sentire, godere della propria esistenza.
È necessario quindi rifondare l’Italia sulla cultura e sulla bellezza, sviluppando e investendo nell’intero patrimonio ambientale, artistico, culturale, storico, archeologico, enogastronomico, nelle nostre risorse tecnologiche, scientifiche, naturali e in tutto quello che possa incrementare un turismo su scala mondiale, che avrebbe finalmente una ricaduta di benessere collettivo. Questo, insieme al rilancio dell’Italianità, del prodotto italiano e della sua protezione nel mondo, dovrebbe essere il centro di una nuova politica italiana intelligente. È il momento di far fruttare le nostre immense risorse come mai prima d’ora: è assurdo vivere da poveri quando siamo tra i più ricchi al mondo.
Vogliamo impegnarci per riavere in Italia uno Stato che oggi non esiste più e lo vogliamo onesto, laico, libero, sovrano e indipendente!
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Non la corteccia fa la pianta..
Il cuore di questo movimento è l’Umanesimo, inteso sia in senso storico, ovvero cultura, scienza, arte, bellezza, curiosità, creatività, conoscenza, studio dell’universo e ricerca della vera natura delle cose; sia in senso etico: humanitas, rispetto e amore per i valori umani e per la dignità della persona umana, libera nella decisione e nella propria coscienza.
Non vi è rinascita sociale se prima non si opera un rinnovamento morale della persona e della società civile. Dobbiamo recuperare e praticare il valore della solidarietà, dell’onestà, della verità, della dignità, della responsabilità, del rispetto per noi stessi e per gli altri, dell’umiltà, del pudore, del servizio disinteressato, del buon senso, dell’amor proprio, della gentilezza, della sacralità, della giustizia e dell’impegno nel far bene le cose.
A questi antichi ideali cavallereschi si unisce un nuovo Rinascimento che intende rifondare l’Italia sulla cultura, sulla bellezza, sul merito, sulla ricerca, sullo sviluppo delle piccole realtà: dal singolo alle tradizioni locali, i piccoli borghi, i comuni e le provincie, le piccole e medie imprese, gli artigiani, i commercianti, gli artisti… Quindi un’Italia che finalmente valorizzi il suo sconfinato patrimonio artistico, storico, archeologico, naturale, culturale, enogastronomico, e possa vivere della sua principale risorsa: un turismo su scala mondiale come mai fino adesso. Con milioni di posti di lavoro e con introiti tali da permetterci di abbassare in modo notevole le aliquote fiscali e vivere da ricchi e non più poveri.
Chi si riconosce in Rinascimento ha rifiutato la ‘filosofia del furbo’ e incarna invece gli ideali della cavalleria morale, ha rinunciato all’esasperata apologia dell’effimero e ricerca i contenuti, è stato deluso dalle vane parole dei partiti politici e vuole mettere in pratica i valori umani. Res, non verba, fatti e non parole, come scrive il nostro grande umanista Giovanni Pico della Mirandola. È proprio questi a ricordarci di respingere le apparenze e di cercare l’essenza vera delle cose e delle persone.
Scrive Pico: non la corteccia fa la pianta (…), non il cuoio la bestia (…), non l’esenzione dal corpo fa l’angelo, ma l’intelligenza spirituale. Poiché se vedi qualcuno dedito al ventre, strisciante al suolo, brancicare nelle vane illusioni, non è un uomo. È uomo se distingue tra le cose, se dà il giusto senso alle cose e si fa guidare dal buon senso. Se poi è immerso nelle pure contemplazioni, ignaro del corpo, isolato negli abissi della mente, è un essere celeste e non terreno.
Se dunque, ci ammonisce Pico, staremo attenti che le passioni non si scatenino ciecamente o la ragione sconsideratamente vaneggi, potremo arrivare a rivaleggiare con gli angeli in gloria e dignità e, se lo vorremo, non saremo per nulla inferiori a loro.
E gli fa eco, un secolo dopo, un altro grande rinascimentale italiano, Giordano Bruno, quando scrive: avete dimenticato che voi siete Dèi.
UN PROGRAMMA UMANISTA
Partecipare a RINASCIMENTO è uno stile di vita, una crescita interiore, un’espressione dell’umana intelligenza, un trionfo della Bellezza a scapito della volgarità, è incarnare l’Umanesimo nel quotidiano e vivere come esseri divini.
È contagiare gli altri, affinché il seme della rinascita si propaghi. È cominciare a costruire l’Italia laica, libera e indipendente dai poteri stranieri che l’hanno da sempre soggiogata; che abbia coraggio di essere sovrana in tutto, nella politica, nella moneta, nell’economia, indipendente dal punto di vista energetico; che sia fiera di essere la culla della civiltà, la capitale mondiale della cultura, dell’arte, della bellezza, della creatività, della storia, dell’archeologia, dell’ambiente naturale, dell’enogastronomia, e che valorizzi tutto questo nella sua più grande risorsa che è il turismo e l’Italianità nel mondo, che va protetta e rilanciata.
La ripresa non può che partire dal basso, dalle piccole realtà locali, dai borghi e dalle loro tradizioni, dai comuni e dalle province con le loro preziose unicità, dalle piccole e medie imprese, dal commercio, dall’artigianato, dall’agricoltura, da tutto quello che all’estero ci invidiano e che noi invece sottovalutiamo.
Rifondare l’Italia sulla cultura vuol dire costruire una grande Italia, come certe potenze straniere non hanno mai permesso. Un’Italia che all’oscurantismo culturale decretato con il numero chiuso universitario opponga finalmente la rinascita dei suoi prestigiosi Atenei, i primi nella Storia dell’umanità, università come città aperte a tutti i cittadini di qualunque età e qualunque nazione, una fucina di sapere e di scambio di conoscenze.
Non vogliamo più programmi televisivi demenziali, pretendiamo cultura e bellezza. Pretendiamo che si elevi lo stato di coscienza degli Italiani, invece di avvilirlo sempre più. Vogliamo di nuovo una Scuola valida che sappia educare e formare; una Sanità umana ed efficiente, non più aziende asservite all’industria; una Giustizia onesta e non più politicizzata; una Classe Politica intelligente, preparata, onesta e coraggiosa; una politica Energetica ecosostenibile con salvaguardia dell’ambiente e messa in sicurezza del territorio.
Siamo per una riforma fiscale dove lo Stato incassi di più se siamo tutti a pagare di meno. Siamo per l’abolizione degli sprechi e per l’aumento delle entrate intelligenti (abolizione della legge Merlin e tassa sulla prostituzione; monopolio di Stato per i derivati della canapa; farmaci generici prodotti direttamente dallo Stato…).
Pretendiamo che si ripristino le condizioni per il lavoro e per gli investimenti dall’estero, agevolando il credito e con nuove forme d’investimento per le imprese, dimezzando l’IVA, riducendo il potere sindacale e snellendo la burocrazia, favorendo i giovani anche attraverso l’apprendistato. Vogliamo che il cittadino possa finalmente dialogare con le istituzioni e che funzionari ministeriali ispezionino regolarmente quel che amministrano. Pretendiamo sicurezza e potenziamento delle Forze dell’Ordine, le nostre, non quelle europee.
COMINCIAMO A FARE
Noi di RINASCIMENTO non cediamo alle propagande della crisi, delle lacrime e sangue da versare, alla tristezza divulgata e allo scoraggiamento del “non esiste futuro”. Noi non aspettiamo di essere legittimati a cambiare le cose, noi le cambiamo adesso. Le cambiamo ignorando il disfattismo e la tirannia, riprendendo a pensare in positivo sapendo che, ignorandolo, il tiranno perde potere e si consuma da sé. Quindi, cominciamo a vivere come se il tiranno non esistesse più, come se tutto riprendesse a funzionare e, in questo modo, tutto un po’ alla volta riprenderà a funzionare.
Ignorate, per come potete, la crisi, che è stata costruita ad arte per impoverirci e farci perdere la sovranità di tutto; ignorate, per come siete capaci, le arroganze di Stato e, invece di cedere e di lamentarci, cominciamo a parlare della nuova Italia, cominciamo a disegnarla e a farla, per come si può.
Noi inizieremo a costruire siti di RINASCIMENTO per le diverse province, dove confluiranno le bellezze artistiche, storiche, culturali, le leggende, i miti, l’arte e la letteratura di quei luoghi, di quei personaggi, l’ambiente, fino al mangiare e bere eccellente e a tutte le specialità locali artigianali e di qualunque altro genere, che siano degne di essere conosciute. E tutto questo sarà pubblicizzato in tutto il mondo, per attirare un turismo che un po’ alla volta riporti lavoro e ricchezza. Le piccole realtà che esprimeranno la vera Italianità saranno selezionate e divulgate in internet e ognuno potrà contare su un suo profilo. I nostri associati cureranno che i visitatori siano ben trattati e cercheremo di avviare sul campo la ripresa delle varie province.
Cominceremo a costituire centri di ascolto per il disagio sociale, con volontari che prestino assistenza soprattutto a chi si è indebitato per la crisi e dimostrando solidarietà verso chiunque soffra. Così come prevediamo volontari che comincino a bonificare il loro territorio, in accordo con la riforma che vorremmo attuare riguardo le Autonomie Locali, per dare nuovo impulso alle piccole realtà comunali e provinciali.
Res, non verba.
Non aspettiamo… Cominciamo adesso a far rinascere la nostra nazione. L’Italia può riprendersi adesso, se lo vogliamo. Senza l’aiuto né il permesso né la benedizione di nessuno, se non la nostra volontà e la dignità di essere Italiani.
Il futuro è oggi.
Non sprechiamolo. Lavoriamo insieme, senza aspirare a nulla in cambio, se non il bene della nostra comunità italiana.
Rimani in contatto con noi e con la nostra Associazione culturale di volontariato RINASCIMENTO
Se vuoi essere dei nostri, iscriviti su www.mrinascimento.it
Assistenza tributaria e fiscale
ASSISTENZA TRIBUTARIA E FISCALE GRATUITA PER TUTTI GLI ISCRITTI A RINASCIMENTO : un servizio che la nostra Associazione fornisce alla gente in un momento di grave bisogno. La Dott.ssa Paola Miglietta offre la sua prestigiosa consulenza GRATUITA.
Per maggiori informazioni, leggi la convenzione della Dr.ssa Paola Miglietta
Uscire dall'euro si puo'
(Documento controllato e approvato dal Prof. Alberto Bagnai, Univ. di Pescara)
Premessa
È evidente a tutti che l’Euro è antidemocratico ed economicamente insostenibile e che bisogna recuperare una moneta sovrana.[1] Prima però bisogna aver chiari alcuni concetti. Il debito pubblico c’entra ben poco con la crisi (tant’è che la UE fece entrare il nostro e altri Paesi che avevano tutti un debito molto superiore alla soglia sancita dal trattato di Maastricht), anzi il debito è indispensabile per l’economia di un Paese, altrimenti il credito non potrebbe esistere. L’intero capitalismo si fonda sul debito pubblico. La realtà è che i mercati (grandi banche e investitori esteri) si preoccupano adesso del debito pubblico italiano (che supera le soglie già da decenni) perché ne hanno acquistato un bel po’.[2] Nell’economia di un Paese i soldi entrano se si vende qualcosa all’estero (esportazioni) o se dall’estero s’investono capitali (importazioni). Ma per ogni debitore c’è un creditore e nessun Paese s’identifica solo nel suo debito pubblico, esiste anche un debito privato (che è quello che aumenta quando c’è crisi) e la somma dei due saldi deve essere pari a zero. Quando c’è un aumento del debito pubblico, c’è un aumento di ricchezza nel settore del privato, che così accumula risparmi. La spesa pubblica significa reddito privato. L’Euro causa problemi di competitività e oggi chi si sta indebitando con l’estero è il settore privato, mentre il settore pubblico sta invece riducendo il suo deficit. Quindi sono le difficoltà economiche del privato a causare l’indebitamento italiano con l’estero, e l’aumento delle tasse riduce il deficit pubblico ma aumenta quello privato, in una spirale senza fine, aggravata dalla continua svendita di beni all’estero.[3]